Insieme dei territori colonizzati dal Portogallo. Il Portogallo divenne una
potenza marinara sotto i regni di Giovanni I (1385-1433) e di Giovanni il
Navigatore (1394-1460). I marinai portoghesi furono i primi a spingersi oltre il
Capo di Buona Speranza e nelle coste dell'America del Sud. In Africa una
politica di evangelizzazione fu iniziata nel Congo e lungo il corso dello
Zambesi. Maggiore importanza assunsero i possedimenti scaglionati lungo le coste
indiane, che costituirono una solida rete commerciale da cui i Portoghesi
importavano spezie che poi distribuivano in tutta Europa. Ma i possedimenti
indiani andarono gradatamente perduti per la sostanziale inferiorità che
i Portoghesi avevano nei confronti di altre potenze europee che tentavano di
garantirsi i commerci con le Indie orientali. Rimaneva il possesso del Brasile
in cui, con il trattato di Methuen (1703), veniva aperto l'accesso al commercio
inglese e si sviluppavano numerosi fenomeni di autonomia locale. La scoperta
dell'oro (1698) e di giacimenti diamantiferi (1730) accentuarono la politica di
sfruttamento dei territori brasiliani e provocarono numerose insurrezioni da
parte dell'aristocrazia locale. Durante l'occupazione napoleonica del Portogallo
(1807), la corte si trasferì in Brasile; nel 1821, prima di poter tornare
in Europa, il re Giovanni IV dovette concedere la Costituzione, lasciando come
reggente il principe Don Pedro. Questi però fece votare la separazione
del Brasile dal Portogallo ed il 18 dicembre 1822 assumeva il titolo di
imperatore. Nel 1825 il Portogallo doveva riconoscere l'indipendenza del
Brasile. Nel XX sec. restavano al Portogallo alcuni possedimenti indiani che
però furono annessi all'Unione Indiana nel 1961. Le restanti colonie
africane, Mozambico, Angola e isole del Capo Verde, sono divenute indipendenti
nel corso del 1975.